Parkinson e cannabis, nuovi orizzonti.

La Cannabis sativa è una pianta appartenente alla famiglia Cannabacee, caratterizzata da foglie palmate e numerose fibre. I primi dati riguardanti il suo utilizzo come erba medicinale risale a 5000 anni fa ed è stato trovato in Cina, dove la cannabis è stata usata per una miriade di scopi e malattie, tra cui la malaria, il dolore neuropatico, nausea, disfunzioni sessuali e la costipazione.

L’uso di cannabis si è diffuso a partire dall’Asia centrale ed ha profondamente influenzato anche la medicina popolare indiana.

Nel Medioevo la Cannabis si diffuse al mondo arabo, dove il consumo di hashish divenne
consuetudinario (1000 d.C.), mentre l’uso medico – e anche voluttuario – della Cannabis era
giunto in Europa dal Medio Oriente attraverso un gruppo di devoti ismaeliti, gli haššāšīn,
tradotti come “mangiatori di hashish” proprio perché ne facevano uso e da cui (si dice) deriverebbe la parola italiana “assassini” perché commettevano efferati omicidi.

Nel corso degli anni, tuttavia

il suo continuo uso, determinato soprattutto dagli effetti sedativi e psicotropi, l’ha trasformata, per lo più in una droga ricreativa. Questo fatto, ha provocato la discriminazione contro il consumo della pianta di cannabis e dei suoi derivati, ed ha notevolmente rallentato e ritardato le scoperte scientifiche in questo campo.

E’ proprio a partire dal XX secolo che gli studi sulle sue proprietà terapeutiche hanno avuto una decisa impennata. Cerchiamo, in primis, di comprendere meglio la malattia su cui stiamo concentrando la nostra attenzione.

CHE COS’È IL MORBO DI PARKINSON?

E’ una malattia neuro-degenerativa cronica e progressiva che colpisce, generalmente, le persone anziane. Il morbo di Parkinson danneggia le normali funzioni dell’organismo e porta alla morte le cellule nervose vitali (neuroni) presenti in una determinata parte del cervello, chiamata Sostanza Nera.

In particolare si ritiene che la malattia derivi dalla degenerazione di alcuni di questi neuroni che producono la dopamina, un ormone che il cervello sfrutta per mettere in comunicazione le parti che controllano movimento e coordinazione. I danni sono tali da colpire le capacità motorie, rendendo molto difficile la vita dei pazienti. Con il tempo, oltre all’inibizione delle attività della persona, si verificano anche dei deficit mentali e cognitivi, il che peggiora la situazione complessiva.

I sintomi possono variare da persona a persona, ma i principali (a livello motorio) sono:

• Tremori alle mani, braccia, gambe, mandibola e viso

• Rallentamento ed insicurezza nei movimenti volontari (Bradicinesia)

• Rigidità ed inflessibilità degli arti

• Instabilità, scarso equilibrio e scarsa coordinazione

Il trattamento con la Cannabis

Esistono molti farmaci per il trattamento dei sintomi della malattia, ma non esistono ancora di efficaci che possano bloccarla o rallentarne sensibilmente la progressione.

L’impiego sperimentale della cannabis per il trattamento del tremore del Parkinson non è nuovo, in quanto già alla fine dell’800 si vantava il raggiungimento di qualche beneficio; poi, con l’avvento della sintesi dei farmaci, sono stati impiegati altri farmaci sostitutivi, che lavoravano sugli effetti causati dalla carenza della dopamina e l’impiego dei cannabinoidi è stato accantonato.

Grazie alla sua chimica particolare, i principi attivi contenuti nella Cannabis costituiscono una sfida per i ricercatori. Fino ad oggi, è ancora impossibile dimostrare o escludere tutti i benefici della cannabis, che finora si ipotizzano. Per ora, la scienza ha lo scopo di capire in che modo i composti cannabinolici siano associati a processi neuro infiammatori e come i preparati a base di cannabis possano risultare utili in patologie che colpiscono milioni di pazienti in tutto il mondo.
Nel considerare gli stadi che portano allo sviluppo di  farmaci efficaci, dobbiamo tenere in considerazione che gli effetti terapeutici devono superare il rischio di effetti avversi, prima che un composto venga immesso in commercio.

Negli ultimi anni è stato possibile dimostrare che CBD e THC, le abbreviazioni di quelli che consideriamo i principali attori degli effetti farmacologici della Cannabis, hanno una vasta gamma di proprietà terapeutiche, ma dalla fase di laboratorio si è ancora in attesa delle conferme provenienti da studi clinici sui pazienti.

Molti risultati sono incoraggianti

In uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, studio incrociato (n = 7), gli autori dimostrano che l’uso di derivati della Cannabis  riduce in modo significativo la difficoltà di movimento (discinesia) indotta dal’uso di uno dei più importanti farmaci utilizzati nella malattia di Parkinson, la levodopa.

Le attuali terapie per la malattia di Parkinson (PD), in particolare quelle che prevedono l’uso di farmaci agonisti della dopamina (DA) L-dopa, diminuiscono la loro efficacia nell’uso prolungato. Questo obbliga gli scienziati a ricercare cure alternative.

In quest’altro studio, in seguito a test condotti su animali, si è evidenziata l’efficacia del delta9-THC, che come accennavamo è uno dei principi attivi contenuti nella pianta di Cannabis, nel miglioramento della mobilità e della coordinazione occhio-mano in esemplari affetti da morbo di Parkinson.

Gli stessi effetti neuroprotettivi sono stati prodotti anche  dal cannabidiolo (CBD), un’altro dei pricipali componenti attivi di origine vegetale. L’effetto dei cannabinoidi  è stato svincolato dall’affinità che i farmaci di sintesi che si sperimentano, hanno per i recettori dei cannabinoidi CB1, il che suggerisce che le proprietà antiossidanti e la neuroprotezione esercitata da entrambi i composti vegetali, possa proprio essere dovuto al loro potenziale anti-infiammatorio intrinseco [studio].

Come si può assumere

I cannabinoidi, essendo molecole altamente lipofile, ossia affini ai grassi e agli olii, vengono rapidamente assorbiti per via inalatoria, fumando la pianta o, meglio, mediante l’uso di vaporizzatori, mostrando gli effetti in pochi minuti.

La percentuale di THC che viene assorbita nel sangue attraverso questa
modalità di somministrazione è variabile tra il 20 e il 45% del contenuto totale presente
nella droga. Quando, invece, la droga viene somministrata per via orale, la biodisponibilità
di THC che si ottiene è soltanto del 10-20% poiché la droga viene difficilmente assorbita
lungo il tratto gastrointestinale e subisce il metabolismo epatico.

Inoltre, la comparsa degli effetti dopo assunzione per via inalatoria inizia dopo pochi minuti e ha un picco massimo a circa un’ora dall’inalazione; dopo somministrazione orale, invece, la
comparsa è ritardata e avviene dopo circa 0.5 – 2 ore dalla somministrazione, in questo caso gli effetti farmacologici sono più prolungati – rispetto alla via inalatoria – per il continuo lento
assorbimento da parte dell’intestino. Il CBD mostra una biodisponibilità ed un assorbimento
orale simili a quelli del THC (bibliografia).

Le potenzialità, insomma, ci sono

L’uso dei derivati della Cannabis, riesce ad avere effettivamente una utilità nel ridurre entrambe le sintomatologie che si estrinsecano in questa malattia. Cioè sia i sintomi motori che quelli non-motori (deficit mentali). Per essere più schematici:

  • Riduzione dei tremori e della spasticità
  • Miglioramento del controllo dei movimenti volontari
  • Aumento dell’appetito
  • Miglioramento del tono dell’umore
  • Riduzione dell’ansia e della depressione

Delle differenti tipologie di infiorescenze di Cannabis, oggi legalmente reperibili in commercio, probabilmente la varietà Bediol (THC 6%, CBD 8,5%) è stata valutata come preferibile nel combattere questa malattia. Per le sue caratteristiche, infatti, si sono osservati : un parziale effetto sul controllo del movimento, ed una efficacia più marcata come “cura” della depressione secondaria (che si sviluppa in chi soffre di questa malattia).

Questa specialità medicinale è oggi reperibile con una ricetta medica, in normale ricettario intestato, redatta da qualsiasi medico (anche non specialista). Il prodotto viene poi preparato da una farmacia che disponga di un attrezzato laboratorio galenico.

Se hai dei dubbi o semplicemente per chiedere ulteriori informazioni, puoi contattarmi compilando il form qui sotto.

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