Secchezza vaginale: vari tipi di terapia.

La secchezza vaginale è un problema molto comune, riscontrato da una donna su tre,
in particolare da quelle che stanno attraversando la menopausa o che presentano sintomi di menopausa precoce.

La lubrificazione naturale

La naturale lubrificazione è mantenuta dagli estrogeni, gli ormoni sessuali femminili.
Quando i livelli di estrogeni diminuiscono, si è più soggette alla secchezza vaginale.

Normalmente, le ghiandole presenti nella cervice uterina producono un lubrificante naturale che mantiene umida la vagina. Questo lubrificante naturale scende lungo il canale vaginale, aiuta a mantenere un ambiente pulito e sano.
Una piccola quantità di secrezioni biancastre è un segnale positivo, che indica un ambiente vaginale naturalmente ben lubrificato e pulito.

La secchezza può riguardare la vagina o la vulva: in generale, si parla di atrofia vulvo-vaginale.

La terapia ormonale

Per la secchezza vaginale, la terapia di prima scelta sono gli estrogeni locali:
estriolo, che può essere usato per anni (è molto più leggero dell’estradiolo),
promestriene, estrogeni coniugati.

Se ci sono problemi di secchezza e di minore risposta fisica anche nella zona della vulva,
una pomata di testosterone locale (galenica, ossia preparata da un farmacista preparatore certificato, in apposito laboratorio, su prescrizione medica) può rivelarsi una scelta efficace.

Ne esistono fondamentalmente due tipi:
1. Testosterone propionato al 2 per cento in vaselina;
2. Testosterone di derivazione vegetale in opportuno veicolo (ad es. Pentravan) con dosatore specifico: questa seconda soluzione, molto recente, consente anche di superare i tradizionali problemi di dosaggio, spesso comuni quando si utilizzano i tubetti o i vasetti di crema.

Gli ormoni bioidentici

Sono ormoni identici agli originali, che vengono prodotti da una matrice vegetale (normalmente la Dioscorea Villosa – Wild Yam), poi trasformata in laboratorio.

Non vanno confusi con gli ormoni vegetali (Fitoestrogeni o Fitoprogestinici – estratti da Soja o Agnocasto) che invece sono prodotti naturalmente presenti e necessari alla vita della pianta e che vengono solamente estratti da essa.

Il termine ormone bioidentico non ha una definizione standardizzata e quindi spesso confonde pazienti e professionisti.
Pazienti che ricevono prescrizioni di ormoni bioidentici (BHT) dai loro medici possono avere aspettative diverse.
Infatti, bioidentico, in base alle circostanze, può significare:

  • naturale (non artificiale),
  • composto derivato da piante
  • o prodotto chimicamente identico alla struttura dell’ormone umano (sia per formula che per effetti nell’organismo) – come nel nostro caso.

Efficacia della terapia

La terapia ormonale locale può risolvere i problemi di secchezza e atrofia genitale dell’85 %
delle donne dopo la menopausa (meglio ancora se la cura inizia subito dopo la scomparsa del ciclo) e migliorare nettamente anche i sintomi urinari.

Le cure locali non ormonali sono invece indicate per tutte le donne che non vogliono ormoni, nemmeno vaginali, e/o per il 10-12 % di donne che non possono usare gli estrogeni, nemmeno locali, perché operate di tumore al seno o di adenocarcinoma dell’ovaio o dell’utero.

La terapia probiotica

In questi anni l’utilizzo dei probiotici orali in ostetricia e in ginecologia è sempre più diffuso.  Che cosa vuol dire utilizzare un probiotico orale?
Significa assumere un prodotto naturale (a base di ceppi batterici), essere certi – con l’aiuto di sperimentazioni cliniche- che arrivi in vagina ancora attivo e che esplichi in loco la sua efficace colonizzazione dell’ambiente vaginale.

Un probiotico è una specie di soldato, perché:
deve essere assunto per bocca fare la sua battaglia;
passare dallo stomaco e dall’ intestino, ossia entrare in guerra contro acidi e contro altri tipi di molecole o di patogeni che possono annullare la sua efficacia;
fino ad arrivare, dopo questo lungo viaggio, in vagina dove esplica la sua efficacia e realizza il fine a cui è preposto, cioè: rimettere in equilibrio il microbioma vaginale e, quindi, contrastare le varie forme di infiammazioni vaginali.

Perché usare dei probiotici e non degli antibiotici?

In primo luogo, per partecipare alla difficile lotta contro l’antibiotico-resistenza e, poi,
per riuscire ad avvalersi di una terapia quanto più efficiente e mirata possibile,
attraverso l’utilizzo di ceppi specifici:

                       quindi non parliamo, solo, di miliardi o di quantità di probiotici

ma parliamo della capacità del ceppo specifico che noi somministriamo,
sia per bocca che anche localmente, e della sua capacità di essere farmacologicamente efficace, come e più di un antibiotico.

Questi risultati vanno controllati con studi specifici, con dei controlli di sicurezza e con dei controlli di efficacia.

Ecco il fascino della terapia a base di probiotici:
utilizzare un prodotto che si comporta come un farmaco senza essere un farmaco,
capace di non creare resistenze e riuscire a soppiantare il biofilm patogeno in vagina
con un altro aggregato di batteri che invece aiutano il benessere dell’organismo,
sia in loco che nel resto del corpo.

Altri tipi di terapia

Oltre ai già citati, per ridurre la secchezza e il dolore, oggi è anche possibile usare:

  • l’acido ialuronico vaginale, con o senza altri elementi attivi, che ha un’eccellente azione riparativa e antiossidante;
  • il gel al colostro, grazie ai suoi fattori nutritivi;
  • il laser vaginale, efficace ma molto più costoso;
  • creme diverse fitoterapiche, a base di D-mannosio e n-acetilcisteina.

Se necessiti di ulteriori informazioni, puoi contattarmi compilando il form qui sotto.

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