L’infiammazione da cibo
Oggi siamo tutti più attenti e coscienti rispetto al cibo che introduciamo nel nostro corpo.
Alla domanda “cosa mangi?”, le risposte che mi sento dare sono sempre più erudite riguardo alcuni stili di corretta alimentazione e ad alcune nozioni apprese da fonti diverse.
Ma il vero argomento da enfatizzare, piuttosto che la corretta scelta tra qualità e quantità dei nutrienti introdotti con l’alimentazione (carboidrati, proteine e grassi), è:
Ciò che mangio va bene per me? E va bene per me in questo preciso momento?
Cerchiamo di capire meglio
Secondo i ricercatori della Washington State University mangiare ogni giorno le medesime cose farebbe perdere interesse nei confronti degli altri alimenti che possono far aumentare di peso.
La ”dieta della Monotonia”, si rivelerebbe quindi ideale per far perdere peso, un aspetto che costituisce un’attrattiva per molte persone.
Ma se tutti i giorni mangiamo sempre la stesse cose quegli alimenti potrebbero diventare nocivi.Usando, ad esempio, sempre gli stessi biscotti o le stesse fette biscottate il nostro livello di infiammazione al glutine (anche in soggetti sani) potrebbe aumentare.
Uno snack sano
Lo stesso discorso vale per altri tipi di alimenti che normalmente consideriamo salutari.
Ad esempio, ultimamente è aumentato il consumo di frutta secca per il suo contenuto di “grassi buoni”. Si deve tener presente che questo tipo di alimento può contenere (soprattutto dopo tostatura) quantità sensibilizzanti di Nichel.
Nel caso di utilizzo prolungato, questo può costituire un problema in soggetti che abbiano una sensibilità a questo metallo.
Discorso parallelo può essere fatto per lo yoghurt che, senza essere spesso identificato in questa maniera (anche perché non citato in etichetta in quanto intrinseco al prodotto) , è inserito nella grande famiglia dei lieviti.
Inoltre i prodotti lievitati e fermentati andrebbero esclusi anche in caso di candidosi.
Se non riusciamo a dimagrire
Ulteriore attenzione va prestata alla correlazione infiammazione-dimagrimento.
Quando un alimento, per le sue caratteristiche, provoca una qualsiasi forma di infiammazione (intolleranza, allergia) questo scatena nel nostro organismo la stessa reazione che si ha in caso di trauma. Il corpo, infatti, inonda la parte di liquidi (ritenzione) per cercare di spegnere l’infiammazione.
Quando si supera un individuale livello di soglia, le citochine infiammatorie smettono di essere un semplice “segnale di avvertimento” e, provocando un aumento della resistenza insulinica, modificano l’utilizzo degli zuccheri e facilitano l’aumento di peso.
Come capire il nostro grado di infiammazione
L’infiammazione non è una intolleranza vera e propria, possiamo definirla come la conseguenza di una intossicazione da abuso, e ci permette di misurare la reazione immunologica dell’organismo con il cibo.
In particolare, esiste da pochi anni un test che misura due particolari citochine (BAFF e PAF), espressione del livello di infiammazione presente nell’organismo, e analizza le immunoglobuline G (marcatori di protezione e contatto alimentare) che possono indicare una assunzione ripetuta o eccessiva di alcuni alimenti o di Grandi Gruppi Alimentari.
Il contatto ripetuto con gli stessi alimenti, come accennato precedentemente, contribuisce a mantenere alto il livello di BAFF E PAF.
Un aumento ingiustificato di BAFF potrebbe portare, ad esempio, alla produzione di autoanticorpi in eccesso favorendo lo sviluppo di malattie autoimmuni.
I livelli di BAFF dipendono in larga parte da fattori ambientali, ecco perché controllarli tramite l’alimentazione è una buona forma di prevenzione.
In conclusione
Anche quando crediamo di alimentarci in maniera corretta ed improvvisamente incontriamo un periodo di improvvisa stanchezza, magari accompagnato da difficoltà digestive, continui “gonfiori addominali” e flatulenze, potremmo trovarci di fronte ad uno stato infiammatorio causato dal cibo.
Questo stato potrebbe essere causato dalla ripetitività con cui introduciamo alcuni alimenti.
Un semplice ma accurato test può dirci molto riguardo il nostro attuale rapporto con i cibi che introduciamo e farci riflettere sul fatto che la nostra alimentazione potrebbe non essere così equilibrata come pensiamo.
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