Cannabis, un fito-MOLTO-complesso

Anche se l’applicazione in campo medico della Cannabis e dei cannabinoidi è ancora controversa, non si può non considerare che faccia comunque parte della medicina moderna.

L’elenco delle malattie in cui i cannabinoidi vengono promossi come un trattamento è in costante espansione. Sono stati già descritti casi di miglioramento significativo nei pazienti con una prognosi molto scarsa di glioma (tumore del sistema nervoso centrale), integrata in protocolli per la cura del cancro o epilessia.

La scienza è alla ricerca di prove

Si chiamano EBM.
Evidence based Medicine, le prove che stanno alla base della medicina. Possiamo leggerla come una medicina che ha bisogno di prove certe per poter essere definita tale.
E’ un concetto antichissimo.
Già nel 1025, Avicenna, medico, filosofo e matematico persiano, che scrisse le prime regole su come condurre uno studio clinico, sosteneva che l’efficacia di un farmaco dovesse essere, se non su tutti i casi, almeno sulla quasi totalità, altrimenti la sua efficacia poteva essere accidentale.

Qual è l’efficacia dei farmaci?

Gli studi clinici classici, si definiscono randomizzati in doppio cieco contro placebo.
Hanno cioè, come caratteristica comune, quello di essere somministrati a pazienti che non sanno se stanno assumendo il farmaco o un’altra prodotto che non contenga nulla (placebo). Ed i cui risultati sono confrontati, per valutare l’efficacia reale del farmaco contro gli effetti psicologici che la cura stessa produce nei pazienti.

Nel 2008, Kirsh et al., hanno valutato per gli antidepressivi SSRIs una efficacia del 50% contro placebo. Dando quindi una eguale possibilità di successo terapeutico, al farmaco come al placebo… (Pazzesco, se ci pensiamo!) Questo studio ha evidentemente sollevato molte polemiche.
Il fatto è che, altri studi precedenti comunemente accettati, fornivano un risultato del 60% a vantaggio del farmaco.Valore comunque molto distante dal concetto di efficacia espresso da Avicenna…

Questa premessa per spiegare che

date le evidenze, la scienza farmaceutica in più di un caso, non riesce a giustificare perché ed in che modo molti farmaci, sintetizzati dall’uomo in laboratorio, abbiano i risultati che ci si aspetta da loro.

In molte circostanze, lo stesso può verificarsi per i medicamenti che vengono ricavati da ciò che la natura mette a nostra disposizione. Nonostante gli studi effettuati ed i molti in corso di svolgimento, in buona sostanza , la scienza -anche in questa occasione- non è in grado di misurare gli effetti medici della Cannabis, con gli strumenti attuali.

La maggiore difficoltà, risiede innanzitutto nel fatto che, questa pianta, contiene diverse centinaia di componenti. Tra questi, all’Università di Napoli, sono stati individuati più di 140 fito-cannabinoidi, spesso in miscele molto complesse.

Nell’area dell’infiorescenza femminile a più alto contenuto di principi attivi (i tricomi), la pianta produce una molecola chiamata THCA (tetra idro cannabinolo – acido) che ha scarsi effetti nell’organismo, finché non si trasforma in THC la sua forma attiva e psicotropa (effetti per i quali in tutto il mondo sono state emesse leggi restrittive).

Cosa interessante è che questi fito-cannabinoidi, grazie agli stessi studi, hanno portato alla scoperta dei recettori all’interno del nostro corpo, dove questi elementi vanno ad agire.
E da qui, al fatto che il nostro corpo ne produce di simili. Al primo scoperto di questi prodotti, detti endo-cannabinoidi (perché prodotti all’interno del nostro organismo), è stato dato il nome di Anandamide, dal sanscrito “Beatitudine“, chissà come mai…

Nella tabella qui sotto, vengono schematizzati i tipi di uso delle diverse parti della pianta di Cannabis e il loro differente contenuto in principi attivi:

Tipo di canapa Parte usata Profilo fitochimico
Canapa da fibra Fusto CBD>>THC (max 0,2%)
Canapa alimentare Semi ———–
Canapa medicinale Infiorescenze Femm. THC-CBD (ca. 6%) e altri fiitocann.
Canapa stupefacente Infiorescenze Femm. THC>>CBD

Effetti collaterali

Questa pianta che lascia più di una speranza di reale applicazione in campo medico, non è comunque esente da effetti avversi ed indesiderati, di cui si deve tener conto quando ci si approccia al suo uso in terapia.

La cannabis terapeutica disponibile nelle farmacie è molto diversa dalla canapa venduta nei cannabis-shop. Infatti la forma terapeutica viene coltivata esclusivamente indoor da piante clonate e le produzioni sono perciò standardizzate, i principi attivi controllati e tarati a scopo terapeutico. L’altra invece deriva dalla canapa industriale, la stessa che si usa per farne tessuti e non contiene sostanze attive (psicotrope).

Il verificarsi di effetti collaterali (nausea, stordimento, euforia di varia forma e grado) è ancora difficile da stimare e la conoscenza attuale degli effetti terapeutici dei cannabinoidi è ancora insufficiente.
Alcune risposte a differenti domande e preoccupazioni riguardanti l’uso medico della cannabis sembra possano essere fornite dalla farmacogenetica.
In pratica,  la attuale conoscenza basata sulle molecole coinvolte nel trasporto, l’azione e il metabolismo dei cannabinoidi nell’organismo umano, ci porta a prevedere che le variazioni degli effetti terapeutici e secondari della marijuana medica e dei farmaci a base di cannabinoidi, possano essere influenzate dalla presenza di geni specifici presenti nel DNA della persona che la assume.
Fatto questo che ha stimolato diversi studi da parte della comunità scientifica mondiale (qui un esempio)

In Conclusione

  • Questa pianta contiene effettivamente un numero incredibile di sostanze attive che andrebbero sicuramente valutate, visto il loro potenziale a livello terapeutico.
  • Per quanto numerosi, gli studi e le conoscenze attuali non sono al momento risolutive della questione. Servono ulteriori conferme.
  • In questo senso, a parer mio, anche quando le EBM non sono probabilmente granitiche, un pò di buon senso sarebbe sufficiente per valutarne le capacità cliniche e terapeutiche in molti campi della medicina.

Se non fosse a causa della variabilità inter-individuale, la medicina non sarebbe un’arte, ma una scienza (William Osler)

Spunti dal 1° Congresso Nazionale SIRCA – Società Italiana Ricerca Cannabis Terapeutica (Firenze 20 Maggio 2017)

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: