Cannabis: un tipo diverso di oppiaceo?
Questa è una domanda che spesso mi è stata posta, nel cercare di capire quali potessero essere le differenze con altri antidolorifici, analoghi della morfina.
Allora cerchiamo di dare una risposta al quesito.
Oppio e Cannabis
Simpaticamente (me ne scusino i botanici), potremmo dire che il Papaver Somniferum sta ai tulipani, come la Cannabis sta al luppolo. Nel senso che sono, certamente, due specie botaniche, ma assolutamente distinte sia per caratteristiche morfologiche visibili, che per costituzione del loro contenuto, in termini di sostanze attive, flavonoidi, alcaloidi, terpeni, clorofilla.
Il loro utilizzo in terapia
L’oppio è una pianta contenente oppioidi che riducono il dolore legandosi ai recettori degli oppioidi. La cannabis è una pianta contenente cannabinoidi che produce una vasta gamma di effetti agendo sui recettori dei cannabinoidi.
La Drug Enforcement Agency e le altre agenzie di controllo nazionali, elencano diversi oppioidi tra cui l’eroina come droghe di classe I. Elencano anche tutta la cannabis, la canapa e i cannabinoidi come droghe della medesima classe (ndr: in molti paesi europei, Italia compresa, questa classificazione è stata parzialmente rivista).
Questo, però, legherebbe i due composti, la cannabis e l’eroina, con un’accezione esclusivamente negativa, come paragonabili minacce alla società, che non offrono alcun beneficio medico.
Quindi, qual è la differenza tra oppioidi e cannabis, e perché qualcuno dovrebbe scegliere di trattare il proprio dolore con l’uno rispetto all’altro?
COME FUNZIONANO GLI OPPIOIDI?
È probabile che molti di voi, abbiano sentito parlare di oppioidi come fentanil, ossicodone, idrocodone, codeina e morfina.
Sono una classe di farmaci che interagiscono con i recettori degli oppioidi posti sulle cellule nervose del cervello e del corpo, che producono effetti antidolorifici ed euforici.
NOTA : Differenza fra oppiacei ed oppioidi
Con i termini oppiodi ed oppiacei si intendono due tipi di sostanze d’origine diversa, infatti: Oppiaceo: indica una sostanza presente nell’oppio, come la morfina; Oppioide: indica uno dei derivati di sintesi o dei mediatori endogeni.
In ambito medico, le prescrizioni di farmaci come questi sono esponenzialmente aumentate a partire dagli anni ’90. Insieme a questo aumento si sono registrati incrementi negli effetti avversi.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, sia la vendita di oppioidi da prescrizione che i decessi per overdose di oppioidi da prescrizione negli Stati Uniti sono quasi quadruplicati dal 1999 al 2014 (trovi qui un’eclatante storia).
Il motivo per cui la morte si verifica in caso di sovradosaggio da oppioidi è dovuto alle aree del cervello e del corpo che hanno la più alta densità di recettori degli oppioidi.
Le tre posizioni principali di queste aree ad alta densità sono il midollo spinale, il sistema limbico e il tronco cerebrale.
Il tronco cerebrale comprende il midollo, la parte del cervello che controlla le funzioni autonome e non volontarie del corpo come la respirazione e la frequenza cardiaca. In caso di sovradosaggio, le aree del cervello con la più alta densità di recettori per gli oppioidi si deprimono, causando insufficienza cardiaca e/o insufficienza respiratoria.
Esiste un rischio relativamente alto di tolleranza e dipendenza da oppiacei e, una volta instauratosi, può essere difficile rieducarlo. Ci sono studi che concordano sul fatto che, chiunque assuma oppioidi da prescrizione, può diventare dipendente da essi e che quasi un paziente su quattro che riceve una terapia con oppioidi a lungo termine in un ambiente di assistenza primaria, lotta con la dipendenza da oppioidi.
Per avere conoscenza riguardo i principali effetti avversi degli oppioidi puoi consultare questo manuale/studio.
COME FUNZIONA LA CANNABIS MEDICA?
La cannabis contiene cannabinoidi: composti chimici che si legano ai recettori dei cannabinoidi situati nel cervello e nel corpo per regolare la comunicazione delle cellule.
I recettori dei cannabinoidi più concentrati nel cervello si trovano nei gangli della base, nell’ippocampo e nel cervelletto. Queste aree sono responsabili della gestione di diverse facoltà come l’emozione, la memoria, il controllo motorio e il sistema nervoso autonomo.
A differenza degli oopioidi, in caso di sovradosaggio di cannabinoidi, le aree interessate non sono responsabili della funzione autonomica. Ciò significa che se si verifica un sovradosaggio, gli effetti collaterali possono includere mal di testa, nausea, vomito e/o paranoia, ma non vengono coinvolti i centri del respiro (quindi è assai raro che si verifichino effetti letali).
Sebbene la cannabis non sia mai stata considerata fatale in sé e per sé, diversi studiosi mettono in guardia contro le posssibilità dell’instaurarsi di una dipendenza, affermando che un consumatore di marijuana su dieci diventerà dipendente, di cui uno su sei per coloro che iniziano a consumare prima dei diciotto anni.
Definendo come dipendenza da cannabis tutta la serie di eventuali sforzi infruttuosi compiuti per smettere di usare la pianta o i suoi derivati, finendo per influenzare attività importanti (familiari e lavorative) e causando problemi nell’adempimento delle comuni attività quotidiane.
PERCHE’ PREFERIRE LA CANNABIS AGLI OPPIOIDI PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE?
Attualmente, la disponibilità legale e la diffusa accettazione culturale facilitano la disponibilità e l’utilizzo degli oppioidi.
In netta controtendenza a quanto accadeva fino a poco più di 10 anni fa, quando i governi occidentali consideravano la cannabis priva di valore medicinale,
oggi il discorso si sta rivoluzionando, grazie anche al gran numero di nuovi studi riguardanti la maggiore sicurezza di impiego dei cannabinoidi rispetto agli oppiacei.
CONFRONTA QUI : Meno oppioidi, più cannabis utilizzata nel 2019: l’organismo di controllo della droga delle Nazioni Unite INCB pubblica i dati annuali sulla produzione, l’uso, il commercio e il commercio globali di narcotici e le esigenze del 2021.
Strategie pratiche di Associazione
Esiste una crescente letteratura scientifica, anche molto recente, che evidenzia la bontà della sinergia terapeutica tra oppioidi e cannabinoidi.
Si stima che il dolore cronico non oncologico (CNCP) (vd anche questo articolo) colpisca il 20% della popolazione adulta. Le attuali linee guida per il dolore cronico non canceroso negli Stati Uniti e in Canada raccomandano un’attenta rivalutazione del rapporto rischio-beneficio per dosi superiori a 90 mg di dose equivalente di morfina (MED), a causa della scarsa evidenza di una migliore efficacia del dolore (a una dose equivalente di morfina più elevata) e di un aumento significativo nella morbilità e mortalità.
Si stima che, quando viene introdotto come terapia aggiuntiva, un farmaco contenente THC a basso dosaggio, si osserva clinicamente un migliore controllo del dolore, con dosi più basse di oppioidi; in sintesi, migliori risultati correlati alla percezione del dolore e riduzione del danno correlato agli oppioidi.
Valutazioni analoghe vengono eseguite riguardo l’analgesia in presenza di patologie tumorali.
Nel valutare i risultati, si considerano alcuni vantaggi accessori, quali la riduzione di senso di nausea e vomito post-chemio, la stimolazione dell’appetito, l’azione anti ansia a bassi dosaggi,
per citarne alcuni dei più noti.
Un coerente profilo di effetti avversi relativamente favorevole, cui si aggiunge – dato quest’ultimo di estrema importanza – l’assenza di effetti depressivi sul
sistema respiratorio, riportano, a pieno titolo, i farmaci a base di cannabis nell’armamentario a disposizione degli specialisti della terapia del dolore e delle cure palliative.
IN QUESTA TABELLA : Il riassunto delle prove degli effetti di risparmio di oppioidi in terapia, dcome risulta da studi preclinici.
In conclusione
La quasi totalità dei più recenti studi scientifici in materia, concordano sul fatto che l’utilizzo in terapia dei cannabinoidi, quando somministrati in concomitanza con gli oppioidi, può consentire una riduzione delle dosi di oppioidi (con conseguente marcata diminuzione degli effetti avversi) senza perdita di efficacia analgesica.
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