Sospendere le benzodiazepine e ricorrere alla cannabis medica: opportunità, evidenze e precauzioni
Le benzodiazepine (comuni per ansia, insonnia, spasmi muscolari) rappresentano farmaci utili ma non privi di rischi, soprattutto quando l’uso si protrae nel tempo.
Al contempo, la cannabis medica sta emergendo come possibile supporto nei protocolli di “de-prescribing” di tali farmaci.
In questo articolo analizzeremo cosa dicono gli studi recenti, quali sono i potenziali benefici e le precauzioni da considerare per pazienti e operatori.
Quali sono i problemi della terapia cronica con benzodiazepine
- L’uso prolungato di benzodiazepine è associato a dipendenza, tolleranza, sindrome da sospensione e rischi maggiori, specie negli anziani.
In uno studio su oltre 350.000 pazienti con terapia a lungo termine, la sospensione delle benzodiazepine è stata associata a un lieve aumento del rischio di morte e altri eventi avversi: 2,1 punti percentuali in più di mortalità nel gruppo senza esposizione agli oppioidi. (JAMA Network) - Occorre quindi procedere con cautela quando si pensa alla sospensione, valutando gradualmente la riduzione del dosaggio, monitorando sintomi di rimbalzo, astinenza, disturbi dell’ansia/insonnia.
L’idea della cannabis medica come “sparing effect”
Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per l’impiego della cannabis medica – o meglio di alcuni suoi componenti (ad esempio CBD, THC in contesti terapeutici – non ricreativi) – come possibile coadiuvante nella riduzione o sospensione delle benzodiazepine.
Le ipotesi sono che, per alcuni pazienti, la cannabis possa alleviare sintomi di ansia, insonnia o dolori cronici che hanno motivato l’uso di benzodiazepine, permettendo una graduale diminuzione del farmaco. Vediamo alcune evidenze.
Cosa dicono gli studi recenti
Studio 1 (2019)
Reduction of Benzodiazepine Use in Patients Prescribed Medical Cannabis (Purcell et al., 2019)
- Coorte di 146 pazienti (età media circa 47 anni, 61% donne) già in terapia con benzodiazepine e che hanno iniziato terapia con cannabis medica. (PubMed)
- Risultati: dopo circa 2 mesi di trattamento con cannabis, ~30,1% aveva già interrotto le benzodiazepine; dopo circa 6 mesi la cessazione era arrivata a ~45,2%. (PubMed)
- Gli autori precisano che non si tratta di uno studio sperimentale randomizzato, e che l’associazione non implica causalità. (Technology Networks)
- Interpretazione: per alcuni pazienti l’inizio di cannabis medica è risultato associato a una riduzione importante dell’uso di benzodiazepine, ma serve cautela e ulteriori studi.
Studio 2 (2024)
Benzodiazepine use in medical cannabis authorization adult patients … (Dubois et al., 2024)
- Studio di coorte in Alberta (Canada): 9.690 pazienti autorizzati per cannabis medica, confrontati con 9.690 controlli abbinati. (BioMed Central)
- Risultato: nell’anno successivo all’autorizzazione della cannabis non si è osservata una riduzione significativa dell’equivalente diazepam (DDE) rispetto ai controlli (−0.08 DDE, 95% CI: −0.41-0.24). (BioMed Central)
- Interpretazione: in questo ampio studio osservazionale su popolazione generale, non è emersa una forte correlazione tra autorizzazione cannabis e diminuzione significativa dell’uso di benzodiazepine. Gli autori suggeriscono che l’effetto possa esistere solo in sotto-gruppi selezionati o con protocolli mirati.
Studio 3 (2025)
Identifying Predictors of Benzodiazepine Discontinuation in Medical Cannabis Users (Doucette et al., 2025 – pre-print)
- Studio preliminare su utenti con PTSD e benzodiazepine da lungo tempo, che hanno iniziato cannabis medica. (MedRxiv)
- Risultato: indica che la cannabis potrebbe rappresentare un “via promettente” per la sospensione di benzodiazepine in specifici pazienti, ma i risultati sono ancora iniziali e da confermare con studi controllati. (MedRxiv)
- Interpretazione: la ricerca suggerisce che l’efficacia della cannabis medica nel favorire una riduzione delle benzodiazepine dipenda fortemente da caratteristiche individuali, indicazione, dosaggio e supervisione clinica.
Quali conclusioni possiamo trarre (e cosa NON possiamo concludere)
Cosa appare promettente
- Per alcuni pazienti — in particolare quelli seguiti in contesti specialistici, con indicazione ben definita e supervisione — l’introduzione della cannabis medica è stata associata a una riduzione dell’uso di benzodiazepine (studio 1).
- La riduzione graduale delle benzodiazepine, anziché l’interruzione brusca, rimane fondamentale per evitare effetti rimbalzo/astinenza.
- La combinazione “riduzione benzodiazepine + supporto cannabis medica + supervisione clinica” può essere considerata come opzione in un protocollo personalizzato.
Cosa rimane poco definito
- Non ci sono ancora sufficienti studi randomizzati che provino in modo definitivo che la cannabis medica “causi” la riduzione delle benzodiazepine.
- La grande coorte canadese (studio 2) non ha trovato un effetto significativo su tutta la popolazione, suggerendo che l’efficacia non sia universale.
- Restano molte incognite: quali ceppi/forme di cannabis, dosaggio, modalità di somministrazione, interazioni farmacologiche, criteri di selezione dei pazienti.
- L’interruzione delle benzodiazepine non è priva di rischi: come ricordato, in alcuni studi la sospensione può comportare aumenti di ansia, astinenza, segni di gravità. Studio 3 (Maust et al., 2023) evidenzia possibili rischi associati a sospensione in pazienti con benzodiazepine a lungo termine. (JAMA Network)
- La cannabis stessa non è priva di effetti collaterali o rischi, e va usata solo sotto supervisione in contesto medico legale.
Cosa considerare se si valuta la sospensione delle benzodiazepine con supporto cannabis medica?
- Valutazione clinica specialistica: Prima di ridurre o sospendere le benzodiazepine, è indispensabile un medico che valuti indicazione, dose, durata, comorbidità, uso di altri farmaci/oppioidi.
- Piano di riduzione graduale: Le linee guida suggeriscono una sospensione lenta e controllata, riducendo progressivamente la dose, monitorando disturbi d’ansia, insonnia, rebound.
- Supporto integrato: In parallelo, valutare l’accesso a cannabis medica — se legale nella propria giurisdizione — con definizione di tipo di preparato, dosaggio, frequenza, modalità (olio, vaporizzazione, altro).
- Monitoraggio attento: Verificare regolarmente sintomi clinici, eventuali effetti collaterali, cambiamenti nel sonno, livelli di ansia, uso di altre sostanze.
- Gestione delle aspettative: Non tutti i pazienti risponderanno allo stesso modo. È importante comunicare che la cannabis potrebbe aiutare, ma non garantisce la cessazione delle benzodiazepine.
- Legalità e regolamentazione: In Italia (e in Europa) l’uso della cannabis medica è regolato e va gestito da specialisti con prescrizione, rispettando normative e prodotti autorizzati.
Quali domande rimangono aperte?
- Quali sono i criteri ottimali per selezionare i pazienti che potrebbero beneficiare maggiormente di questo approccio?
- Quale combinazione di cannabinoidi (es. rapporto CBD/THC) è più efficace nel coadiuvare la riduzione delle benzodiazepine?
- Qual è il miglior “timing” per l’inizio della cannabis in relazione alla riduzione delle benzodiazepine?
- Quali sono i rischi a lungo termine dell’uso combinato benzodiazepine + cannabis medica (o della transizione da uno all’altro)?
- Occorre uno studio randomizzato controllato (RCT) che compari la riduzione delle benzodiazepine con e senza introduzione di cannabis medica, con follow-up adeguato.
Conclusione
La sospensione delle benzodiazepine è un percorso che richiede attenzione, gradualità e supervisione medica.
L’introduzione della cannabis medica presenta per alcuni pazienti un’opportunità interessante come supporto al processo — ma non è una “soluzione miracolosa”.
Le evidenze attuali mostrano risultati promettenti in specifici contesti (come nello studio di Purcell et al.), ma anche risultati contrastanti su scala più ampia (come nello studio canadese di Dubois et al.).
Per ogni paziente è dunque fondamentale un piano personalizzato, fondata informazione, e collaborazione tra medico, paziente e — se necessario — specialista in cannabis medica.


